Il Viaz dei Cengioni è un difficile itinerario nel gruppo del San Sebastiano-Tamer, Dolomiti Venete.
Si parte da passo Duran (1600 m.), dove si parcheggia l’auto, per prendere il sentiero che va verso baita Angelini (segnavia CAI 536, vedi mia relazione) lo si segue per un tratto finchè dopo una risalita si arriva a una cartello segnaletico che ci indica di prendere a destra per il viaz (senso di salita, circa 20-30 min. dal passo), da qui la segnaletica è a bolli rossi, il sentiero è un viaz quindi non è banale, anzi a tratti è molto esposto e richiede capacità di arrampicata sul secondo grado almeno! Vi ricordo che è quasi impossibile assicurarsi su questo tipo di percorsi e nel caso del viaz dei Cengioni vi è solo un tratto alla fine che permette di assicurarsi ed è il passaggio chiave in arrampicata.
Dal bivio si segue per rado bosco e poi per mughi la traccia che dopo un tratto in leggera salita si impenna per risalire ripidamente una pala mugosa fin sotto delle rocce. Qui compaiono tracce di sentiero alternate a salti di roccia, in genere di secondo grado, il punto forse più ostico è un caminetto stretto che permette di superare un masso incastrato (probabilmente un passaggio di terzo grado, forse aggirabile sulla sinistra). Si arriva attorno ai 2000-2050 metri di quota ove inizia il viaz che all’inizio corre su cengia ampia anche se si intuisce il salto che c’è poco sotto. Il paesaggio è stupendo e la soddisfazione su questo tipo di percorsi, almeno per me, è incredibile.
I punti più difficili sono l’attraversamento dei canaloni che scendono, il primo è quello della cima dei Gravinai, il secondo dalla cima nord del S. Sebastiano e il terzo da cima Livia, quest’ultimo è il più difficile e costringe a passare su una stretta ed espostissima cengia (vi sono due pioli infissi della roccia ma che non attenuano di molto le difficoltà) e ad arrampicare su roccette fino al fondo del canalone; sul versante opposto si scopre con piacere che le difficoltà sono minori del previsto. Oltre la cengia prosegue portandoci ad attraversare sul versante del Van de Caleda dove ci aspetta un salto in discesa con scarsi appigli e con 3 pioli infissi che aiutano (qui volendo è possibile assicurarsi in cordata) la discesa della placca verticale, bisogna stare molto attenti perché in caso di caduta sotto il salto è notevole. Si prende una cengia che in traverso porta a delle roccette che si risalgono fino ad una spalla erbosa (2190 m.) dove il viaz finisce.
Da qui è possibile prendendo il sentiero che taglia in costa a sinistra arrivare alla forcella del San Sebastiano e da qui in cima (4,30-5 ore dal passo Duran, passaggi di primo grado) con un panorama stupendo. Una alternativa più veloce e scendere per tracce sul versante opposto della spalla erbosa che portano al sentiero, già ben visibile dall’alto, che scende nel Van de Caleda (qui si arriva scendendo dalla forcella del S. Sebastiano comunque), lo si percorre scendendo finchè attraversa il torrente (cartello indicatore) e si prosegue in costa sotto il Sas De Caleda, evitando il sentiero che scende a Malga Caleda, dopo poco si trova una cengia esposta con cordino di acciaio, oltre questo passaggio il sentiero continua fra mughi mantenendosi in quota fin poco sopra Passo Duran, qui scende fra boschi e pascoli a raggiungere il passo (8-8,30 con la salita al S. sebastiano altrimenti circa 6 ore).